È una bomba ad orologeria la questione immigrazione in Italia. Non esiste un altro Paese non soltanto in Europa ma nel mondo intero il quale accolga ogni mese migliaia e migliaia di clandestini, chiamati impropriamente da stampa e istituzioni “richiedenti asilo”, prima ancora che abbiano richiesto asilo, o “profughi”, prima ancora che venga loro riconosciuto lo status di “profugo”, evento che non si realizza quasi mai, stando alle statistiche. Si è così creata questa consuetudine malata, folle, pericolosa in base alla quale, da un lato, noi siamo costretti ad incamerare tutti, altrimenti ci becchiamo accuse di disumanità, e, dall’altro, chiunque intenda trasferirsi nel vecchio continente sa che può salire su un barchino, senza documenti, e dirigersi alla volta delle coste italiane, una volta raggiunte le quali troverà porte aperte - ma che dico? - spalancate. Questa prassi cui ci siamo tragicamente assuefatti al punto che chi contesta tali storture, chiedendo legalità, viene incriminato e definito “razzista” o “fascista” è foriera di giganteschi guai, cosa che da lustri ignoriamo. Ragioniamo: non siamo un Paese in espansione economica, in crescita, bensì afflitto da stagnazione, inflazione, carovita e chi più ne ha più ne metta. Gli stipendi sono fermi da decenni. I tassi di disoccupazione non sono felici. Eppure si pretende che l’Italia, ritenuta El Dorado, procuri una esistenza nuova e gaia e prospera a milioni di immigrati illegali che giungono qui a valanghe senza nulla in tasca e anche senza competenze da adoperare nella ricerca di una occupazione. E si pretende che noi li manteniamo, ce ne prendiamo cura, forniamo loro una casa, pasti, assistenza, supporto, tutto a nostre spese. Per quanto tempo? Per sempre. La questione non dovrebbe essere: come distribuire i migranti sulla penisola. La questione da affrontare deve essere: come rispedire i migranti verso i loro rispettivi Paesi di provenienza. Qui non possono stare. Ce ne sono troppi in regime di accoglienza. Le strutture mancano. I bandi vanno deserti perché l’ospitalità non conviene più, ma genera danni e fastidi. Questo carrozzone dell’accoglienza funziona da sempre così: arrivano quelli nuovi e vengono sbattuti per strada quelli arrivati prima, in quanto bisogna pur metterli da qualche parte. Ed ecco che i livelli di insicurezza nelle città grandi e piccole, da Nord a Sud, crescono, aumentano le violenze di ogni tipo, dai furti con arma da taglio alle aggressioni e agli stupri. E spesso ci scappa pure il morto. L’ultima vittima è la signora sessantenne che a Rovereto è stata massacrata di botte da un nigeriano già noto alle forze dell’ordine. Ormai questo è il nostro pane quotidiano, fatti all’ordine del giorno. Basta fare un giro intorno alle stazioni centrali di qualsiasi cittadina per rendersi conto del mare di disperati che campano sul marciapiede, clandestini che abbiamo accolto anni fa o mesi fa e che sopravvivono di espedienti seminando un clima di terrore. I sondaggi lo confermano, come quello di Alessandra Ghisleri, presidente di Euromedia Research: gli italiani temono le terribili conseguenze di una accoglienza fatta senza discernimento, senza limiti, senza regole, basata su un unico criterio, ovvero “si fa entrare chiunque”. Un principio di illegalità che non contiene nulla di umano e razionale ma che pure si sta affermando, anzi si è già affermato, come parametro assoluto, indiscutibile e giuridicamente giusto. $ già troppo tardi per cambiare rotta, evitando le ripercussioni di politiche disastrose protrattesi per decenni, e questa è la ragione per la quale non possiamo più perdere tempo. Insisto: occorre proteggere le frontiere, porre un argine deciso all’accoglienza, senza tentennamenti, lo vogliono gli italiani, è necessario rispedire a casa tutti coloro che non hanno titolo per permanere in Italia, inclusi i nuovi arrivati. Altro che distribuzione
Grandissimo FELTRI! Un'analisi lucida, chiara, illuminante.
RispondiEliminaQuali e quanti interessi si celano dietro questo fenomeno? Quali accordi segreti hanno firmato coloro che da decenni ci Sovernano? E' ora di capire che non siamo più in uno Stato di diritto, ma in una pseudo democrazia.
A CASA LORO!!! A CASA LORO!!!!
RispondiEliminaMELONI dimissioni ed arrivi una Governo con gli attributi!!!!!
RispondiEliminaMigranti: naufragio al largo di Lampedusa, 41 morti
RispondiEliminaIl barchino era partito da Sfax. Il racconto dei quattro sopravvissuti. Il centro di Lampedusa al collasso: oggi 1100 trasferimenti. AMPEDUSA. Tragedia in mare nel canale di Sicilia. Quarantuno migranti sono morti dopo che un barchino, salpato da Sfax in Tunisia, si è ribaltato ed è affondato durante la navigazione. A raccontare l'ennesima tragedia sono i quattro sopravvissuti, tre uomini e una donna, che sono stati salvati dalla motonave Rimona che, stamattina, li ha trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. I 4 naufraghi, originari di Costa d'Avorio e Guinea Konakry, sono sbarcati a Lampedusa.
Intanto l’hotspot di Lampedusa è ancora al collasso. Circa 1.100, dei 1.577 ospiti verranno oggi trasferiti dall'isola. Secondo quanto pianificato dalla Prefettura di Agrigento, in mattinata la polizia accompagnerà 557 migranti al porto: verranno imbarcati sul traghetto Galaxy con destinazione Porto Empedocle. A seguire, altri 400 migranti verranno imbarcati sulla nave San Marco che farà rotta su Augusta. In serata, saranno trasferite altre 150 persone con nave Cossyra, sempre per Porto Empedocle.
MELONI MELONI MELONI cosa aspetti a fare cessare questo sconcio???????
RispondiEliminaMarocchino col machete: ancora violenza a Catania dopo l'assalto del gambiano ai poliziotti. I carabinieri hanno fermato un 33enne marocchino con precedenti di polizia che si aggirava brandendo un grosso coltello. Di nuovo paura a Catania dopo l'aggressione di due poliziotti da parte di un gambiano. i aggirava in stato confusionale brandendo minacciosamente un machete. Quasi un déjà vu, una scena purtroppo già vista. E pure di recente. A pochi giorni dall'aggressione di due poliziotti da parte di un gambiano presente irregolarmente in Italia, a Catania è tornata la paura. Nella notte, i carabinieri del nucleo radiomobile del comando provinciale hanno fermato infatti un 33enne marocchino sorpeso in piazza Papa Giovanni XIII, nell'hinterland cittadino, mentre impugnava un grosso coltello. Ad avvisare i militari era stato un cittadino, che lamentava la presenza di un uomo dagli atteggiamenti minacciosi e in condizioni psico-fisiche non particolarmente lucide. Al loro arrivo sul posto indicato, i carabinieri hanno trovato il nordafricano, con precedenti di polizia e senza fissa dimora, che vagava agitando in aria l'affilata lama. Seguendo le procedure operative previste in tali circostanze, gli uomini dell'Arma sono riusciti a bloccare il soggetto e a disarmarlo, evitando così possibili scenari ben preggiori e ulteriori minacce alla pubblica incolumità. Il giovane marocchino, è stato quindi denunciato all'autorità giudiziaria un 33enne marocchino in quanto ritenuto responsabile di "porto di armi od oggetti atti ad offendere". L'episodio, riportato dalle cronache locali, non ha fatto altro che aumentare l'apprensione tra i cittadini, spaventati da un susseguirsi di eventi allarmanti
RispondiEliminaCaro amico ecco quello che 20 anni fa ha concorso a farmi prendere la decisione di andarmene!!! I PATTEGGIAMENTI, gli SCONTI,le DEPENALIZAZIONI e buon ultimo il DECRETO Gentiglioni che ha elevato a 4 anni il termine minimo di condanna per fire in galera!!! Norme che il governo attuale si guarda bene dal modificare, con i risultati che vediamo ogni giorno, come questo patteggiamento che ha comminato al BULLO una condanna di 3 anni per aver ucciso 2 persone!! UNA VERGOGNAA tutta ItaGLIANA!!! Saludos
RispondiElimina"Bene la stretta", "Ma la Bossi-Fini va rivista". Ancora scontro sull'immigrazione. I fatti di Rovereto hanno sconvolto l'opinione pubblica. Ecco il parere dei segretari dei sindacati di polizia Domenico Pianese (Coisp) e Stefano Paoloni (Sap). La sicurezza e il tema dell'immigrazione irrompono sul dibattito pubblico dopo il cruento omicidio avvenuto a Rovereto. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato Domenico Pianese e Stefano Paoloni, segretari rispettivamente del Coisp e del Sap. .Rovereto è solo l'ultimo campanello d'allarme. Crede che siamo di fronte a una nuova emergenza criminalità?
RispondiEliminaPianese: "I fatti drammatici di Rovereto si sommano a tanti altri reati violenti perpetrati negli ultimi mesi. I dati generali ci dicono che negli anni sono stati commessi meno reati ma che c’è un aumento della violenza per esempio i dati degli stupri sono passati dai 4497 del 2020 ai 5991 del 2022. Questi dati ci devono indurre ad una riflessione sul potere di deterrenza delle norme penali e sulla necessità che chi commette reati violenti di dimostrata pericolosità sociale non può beneficiare di sconti di pena o istituti alternativi, ma deve stare in galera perché lo Stato ha il dovere di proteggere i cittadini da questi soggetti".Paoloni: "Rovereto è solo uno degli ultimi fatti saliti agli onori della cronaca e che hanno suscitato grande indignazione. Purtroppo, sono quotidiani gli episodi di criminalità più o meno efferati e, nella maggior parte dei casi, i protagonisti sono cittadini extracomunitari irregolari. Gli arrivi di clandestini nel nostro Paese sono in costante aumento sia da sud attraverso il Mediterraneo, ma anche da nord attraverso la rotta balcanica. Dopo l’identificazione solamente una minima parte di questi viene rimpatriata mentre per la maggioranza viene emesso decreto di espulsione che il più delle volte non viene rispettato. Molti proseguono verso nord per Germania, Francia, Belgio ecc., ma molti altri restano nel nostro Paese ed essendo chiaramente irregolari non possono che vivere di espedienti. Questo è anche il motivo per cui attorno alle nostre stazioni di sovente si creano situazioni di pericolo e allarme sociale. La difficoltà nell’espulsione, nonché la scarsa effettività (certezza) delle pene per chi compie reati sono tra le principali ragioni per cui è sempre complesso contenere questi fenomeni criminosi. Mi è doveroso ricordare, inoltre, che dopo i tagli della legge Madia del 2015 oggi l’organico della sola Polizia di Stato patisce una carenza di circa 10.000 unità".
Secondo lei, è necessario ripristinare il progetto "Strade sicure"?
Pianese: "Il progetto strade sicure nasce per recuperare personale delle Forze di Polizia liberandolo dai servizi di vigilanza fissa e per questi impieghi ha una sua valenza mentre per il controllo del territorio bisogna investire per far recuperare i circa 10.000 Poliziotti che mancano e le altre Forze di Polizia hanno problemi analoghi". Paoloni: "Il progetto 'Strade sicure' è certamente uno strumento di supporto all’operato delle forze dell’ordine per il presidio e la prevenzione dei reati ma serve un percorso di ripianamento degli organici di tutte le forze dell’ordine perché l’opera di sicurezza sia svolta da professionisti del settore".
Crede che la Bossi-Fini debba essere rivista?
Pianese: "La Bossi-Fini è una Legge del 2002 un momento storico completamente diverso da quello che viviamo oggi. Dall’introduzione di quella Legge efficace in quel momento c’è stato un mutamento geopolitico che ha visto una destabilizzazione di molti Paesi del nord e centro Africa che portano centinaia di migliaia di persone ad avere la speranza di approdare nel vecchio continente, tutto ciò accompagnato dalla nascita di organizzazioni criminali che si occupano del remunerativo traffico di esseri umani. Quindi ritengo che sia necessario attualizzare le norme che regolano l’immigrazione nel nostro Paese a quelle che sono oggi gli scenari internazionali".
Interrompere l’approvvigionamento di barche e collaborare tra intelligence: nuovo accordo Uk-Turchia per contrastare l’immigrazione. Non lasceremo niente di intentato per fermare gli sbarchi illegali, sia in casa che sul piano internazionale”. Il Premier britannico Rishi Sunak dà un ennesimo giro di vite all’immigrazione clandestina in linea con la sua priorità e motto elettorale: “Fermare le barche”. Questo nel momento in cui la Gran Bretagna entra nel pieno della stagione delle ‘traversate della speranza’ che solo lo scorso anno tra agosto e ottobre ha visto gli sbarchi di metà dei 45.755 sbarchi di illegali sulle coste britanniche.
RispondiEliminaSe la Brexit ha ormai portato il Regno Unito fuori dall’Ue, il governo britannico ora guarda al partner Turchia. I due Paesi hanno iniziato una nuova cooperazione per mettere a segno azioni coordinate e congiunte nel tentativo di risolvere il problema alla radice, ovvero “interrompendo le catene di approvvigionamento di gommoni e altri materiali usati dai trafficanti di esseri umani per portare richiedenti asilo sulle coste britanniche”.
“Oggi abbiamo siglato un nuovo accordo con la Turchia”, ha annunciato Sunak in un messaggio su Twitter in cui ha specificato le tre finalità della collaborazione: smantellare le catene di approvvigionamento di gommoni (che quest’anno sono stati utilizzati per trasportare oltre 15mila clandestini attraverso la Manica), combattere la criminalità organizzata e per questo condividere in modo più efficace dati di intelligence attraverso un nuovo centro operativo di eccellenza in Turchia, gestito dalla Polizia nazionale turca con i finanziamenti britannici del valore di 3 milioni di sterline.
Una fonte citata dal quotidiano The Telegraph ha stimato che l’80-90% delle piccole imbarcazioni usate dagli scafisti per attraversare lo stretto della Manica verso le coste britanniche provengono dalla Turchia. La maggior parte dei gommoni che salpano per il Regno Unito sarebbero costruite in officine clandestine turche per poi essere dotate di motori fuoribordo spediti dalla Cina. Secondo la National Crime Agency (NCA) le barche vengono poi trasportate in Germania per essere spedite verso le coste francesi.
Lo scorso mese il ministro dell’Immigrazione Robert Jenrick ha condotto visite in Paesi come Belgio, Tunisia e anche l’Italia, finendo con un’ispezione allo snodo di Kapıkule al confine turco-bulgaro, considerato il più vasto e trafficato punto di attraversamento di clandestini in Europa. “Lavorare gomito a gomito con altri Paesi (inclusa l’Italia, dunque) è fondamentale a contrastare le reti di trafficanti di essere umani e a interrompere la fornitura di materiali come gommoni e motori che facilitano le traversate clandestine – ha detto Jenrick alla BBC annunciando l’accordo con la Turchia – La collaborazione con Ankara è assolutamente critica vista la posizione geopolitica di questo Paese cuspide tra Europa e Asia e uno dei nostri alleati più importanti”, ha concluso il ministro del governo britannico che con il piano strategico sui confini 2025 (2025 border strategy) ha stabilito tra le priorità chiave quella di prevenire gli ingressi irregolari nel Paese.
L’accordo con la Turchia completa ora un ventaglio di piani, alcuni più rocamboleschi di altri, con cui il governo Sunak, capitanato dalla ministra all’Interno Suella Braverman, sta cercando freneticamente di trovare una soluzione al flusso di immigrati dalla Manica nei mesi estivi. Dopo il blocco dei ricollocamenti in Ruanda e in attesa del ricorso contro la sentenza di rigetto della Corte di Appello di Londra, il governo tory ha collocato i primi 15 migranti sulla controversa
Italia: è emergenza sicurezza? "Il treno della legalità è deragliato” il sindacato della Polizia di Stato lancia l’allarme. La cronaca di quest'ultima settimana ci impone una riflessione: l’Italia è sicura? Il nostro bel Paese è davvero ancora bello? Dalle notizie che ci arrivano non sembra affatto. In una settimana gli immigrati irregolari hanno fatto parlare di sé. E non in bene. Anzi. Omicidi, tentati omicidi, aggressioni brutali e stupri. Sangue, tanto sangue versato per colpa di persone che non sarebbero dovute essere qui, in Italia. È il caso del nigeriano di Rovereto, in provincia di Trento, che, senza alcuna pietà, ha ucciso una donna, Iris. Picchiata ripetutamente con pugni e calci da un quarantenne nigeriano senza fissa dimora.Da Trento a Firenze. Sempre un immigrato ha aggredito con un coltello un corriere. Era su di giri, vagava completamente nudo per la strada.
RispondiEliminaDa Firenze a Rimini dove, un nordafricano ha stuprato una ventunenne sulla spiaggia senza alcuna pietà.
RispondiEliminaDa Rimini a Catania, anche qui violenza. Questa volta l’aggressore è un immigrato proveniente dal Gambia. “Vi uccido!” ha detto a due agenti della polizia di stato. E ci è mancato poco che ci scappasse il morto. Gli agenti erano intervenuti dopo la segnalazione su una persona intenta a danneggiare auto. All’arrivo della polizia ha aggredito gli agenti con una bottiglia di vetro rotta. Loro hanno usato lo spray al peperoncino in dotazione, ma il gambiano ha continuato a tirare pugni, ferendoli col vetro e con anelli in fil di ferro con le punte rivolte verso l'alto. Solo l'arrivo di un'altra volante ha permesso di immobilizzarlo e di evitare il peggio.
Ma in tutto questo il Viminale cosa fa? Si limita a lanciare qualche slogan del tipo “tolleranza zero” e a rafforzare i controlli che, a quanto pare servono a poco. È il sistema Paese che non funziona. A dircelo è Felice Romano, segretario generale del SIULP, il sindacato unitario dei lavoratori della polizia. “Il treno della legalità è deragliato, il Paese è sicuro ma manca la certezza della pena. Oggi chi delinque ha la certezza dell’impunità e ha maturato l’arroganza di poter oltraggiare le istituzioni e chi li rappresenta. L’Italia è un Paese sicuro ma ha la necessità e l’urgenza di alcune modifiche normative. La politica deve prendere coscienza che il cittadino oggi percepisce che lo Stato non difende i suoi diritti e non tutela la sua sicurezza.” E cosa chiede la Polizia? “Il taser a tutti gli operatori e, soprattutto, la certezza della pena.” Insomma, basta poco per rendere l’Italia veramente sicura. Meno slogan e più fatti. Lo chiede il sindacato ma anche i cittadini. Quelli onesti, si intende.
MELONI hai tradito le promesse elettorali!!!!!
RispondiEliminaMeloni e la luna di miele calante. La prima cosa da dire sulle vacanze del governo - una settimana, più o meno, da oggi per la premier, il suo compagno e la figlia, in partenza quasi come una qualsiasi famiglia italiana, su un volo di linea per la Puglia, dove all’ultimo momento è stato evitato l’approdo in un hotel troppo lussuoso - è che i governi non vanno mai in vacanza. Specie di questi tempi in cui governare significa inseguire un problema dopo l’altro, e soprattutto essere presenti, Dio non voglia, in caso di emergenze. ’estate 2023 verrà ricordata come il momento in cui un governo considerato imbattibile, in Parlamento e nel Paese, ha cominciato a svelare le proprie debolezze, un principio di logoramento, la fine della luna di miele, la mancanza di quel tocco felice che aveva fatto della presidente del Consiglio la prima leader politica dopo molto tempo dotata di quella professionalità e quel talento indispensabili per stare sulla cresta dell’onda. L’infilata del maltempo, dei soccorsi mancati, e poi il braccio di ferro, finito com’è finito, con l’opposizione sul salario minimo, un tema che minaccia di attraversare tutta la prossima campagna per le europee del 2024, hanno segnato la svolta. Anche se l’unico aspetto che non s’è usurato è proprio la speranza, che dura tra la gente, che “Giorgia” possa portare il Paese fuori dai guai, e che i suoi nemici perdano tutte le battaglie contro di lei com’è accaduto finora, svelando agli occhi dei sostenitori a tutti i costi della premier il volto pregiudiziale, accigliato, velenoso delle loro polemiche. La speranza, d’altronde, è l’ultima a morire, sebbene sull’agenda di Meloni, giorno dopo giorno, le annotazioni segnate in rosso si affastellino.
RispondiEliminaL’ultima è questa delle banche, non in grado di reggere un provvedimento frettoloso e raffazzonato come quello che è stato presentato in Consiglio dei ministri, forse senza immaginare - ed è grave - le conseguenze: una botta da nove miliardi di libera caduta della Borsa e una altrettanto, auguriamoci di meno, ondata di recupero a spese dei correntisti, cioè dei contribuenti italiani. In Spagna, sullo stesso argomento, il governo Sanchez ha trattato per cinque mesi con gli istituti di credito. Qui c’è un governo che, come i suoi predecessori, non è più in grado di aumentare le tasse, né vuole, perché sempre come i suoi predecessori ha promesso di ridurle. E per questo affida alle banche il compito di affiancare l’Agenzia delle Entrate ed esigere nuovi tributi. Che pensata!
I turisti italiani che si sono lasciati andare ancora una volta a un’estate spensierata hanno trovato i prezzi delle loro vacanze straordinariamente aumentati. Per questo, al di là del blocco quasi irrimediabile dell’aeroporto di Catania e di quello temporaneo di Palermo, fortunatamente tornato alla piena attività, hanno scelto l’Albania, da dove solo trent’anni anni fa arrivò tutt’insieme una nave con decine di migliaia di migranti clandestini. Adesso siamo noi a migrare per qualche settimana a Valona, a testimonianza, non si sa come, che a poche miglia dalle nostre coste, quel Paese è cresciuto ed è in grado di offrire servizi che in Italia hanno ormai prezzi inaccettabili. Si dirà che l’Italia è una meta, ormai, per turisti di lusso, anche se non è vero. E del resto il bilancio di una stagione estiva che doveva servire ad aggiustare i conti della nostra economia si farà tra poco. Sarà quello il momento della verità.
Lo sarà, in qualche modo, anche per Meloni, che intanto sarà tornata dalle sue brevi ferie di governo per reimmergersi tra i dossier lasciati sul suo tavolo a Palazzo Chigi. I governi, tutti i governi, a settembre cominciano a mettere mano al Documento di programmazione economica (Def) da cui dipendono le leggi di stabilità e bilancio. È il budget che qualsiasi impresa deve mettere giù per sapere quanto dovrà pagare e quanto potrà spendere nel prossimo anno. Un’impresa, l’Italia, che ha il 160 per cento di debito, e vorrebbe egualmente concedersi il lusso di ridurre le tasse, seppure a un primo calcolo ha scoperto che le mancano venti miliardi, che ha qualcosa di folle e insieme miracoloso. Specie se la stessa impresa è appena uscita da una trattativa supplementare di quattro mesi con l’Europa, per ottenere la terza rata dei fondi del Pnrr, e ci ha rimesso un po’ più di mezzo miliardo di euro. La speranza, in questo caso, non basta. E ai miracoli, da tempo, gli italiani hanno smesso di credere.
RispondiEliminaSBARCHI SBARCHI SBARCHI:la MELONI dalla parte di ONG & SCAFISTI.
RispondiEliminaLibertà & Progresso
L'unico Paese al mondo, l'unico:dove gli stranieri sono privilegiati sugli autoctoni!! MELONI MALONI MELONI
RispondiEliminaAl di là di tante parole, una considerazione evidente: L’Italia ha bisogno di CAPITALI.
RispondiEliminaL’Italia ha bisogno di IMPRENDITORI che creino lavoro e posti di lavoro.
L’Italia NON HA BISOGNO DI IMMIGRATI che non hanno nulla e che necessitano di tutto. Come possono investire in Italia se manca la SICUREZZA!!!
Milano, la grande Milano è ridotta uno straccio grazie a migliaia e miglia di nulla facenti che delinquono. E’ vero c’è una minoranza di Immigrati che lavoro, ma è una minoranza un 6 – 7%. L’ITALIA è piena di italiani poveri-disoccupati e disperati.
Sianmo a quota 100.000: una BOMBA sociale pronta a deflagrare.
Non ho nulla di personale contro la MELONI donna e mamma! Sono però delusa dalla incapacità di attuare una parte minimale dei provvedimenti URGENTI.
Emilia Romagna ancora attende i rimborsi per i danni da maltempo, ora si aggiunge Bardonecchia. Se poi andiamo al SUD un disastro.
La MELONI ha perso credibilità, permette agli scafisti – ONg – e Tunisia di dettarci le regole e questa purtroppo sarà la sua fine politica. Che DIO la aiuti ne avrà bisogno e presto.
Tommy Pidenza