giovedì 11 aprile 2024

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sabato 6 aprile 2024

Un’azienda italiana produttrice di navi ha cercato di vendere illegalmente due sottomarini all’Ucraina

 Un’azienda italiana produttrice di navi ha cercato di vendere illegalmente due sottomarini all’Ucraina.

 Ogni guerra o conflitto militare incide sullo sviluppo delle scienze strategiche, perfezionando le strategie e introducendo nuovi tipi di armamento convenzionale. L’Ucraina non fa eccezione. L’ampio uso dei droni ha cambiato in modo permanente le scienze strategiche, e i droni marittimi sono apparsi come il simbolo delle guerre moderne.

Tra l’attacco e l’esplosione al ponte di Crimea del 17 luglio 2023, le forze armate ucraine hanno intensificato l’utilizzo attivo dei droni marittimi contro la Marina militare russa.

Secondo le pubblicazioni internazionali, oggi l’Ucraina usa tre droni marittimi: Sea Baby, Magura e Cossack Mamay.

La ditta M23 è un giocatore prospettico nel mercato dei droni marittimi

Vale la pena dire che l’Italia ha una ricca storia nel settore dei progetti marittimi. Ad esempio, a Ciserano, la ditta M23 S.R.L. è impegnata nella costruzione di sottomarini di dimensioni ridotte, con una lunghezza di appena 20 metri. Al contempo, lo spazio produttivo non supera i 30 metri, evidenziando la specializzazione nell’assemblaggio di sottomarini di dimensioni piccole.

È interessante notare che M23 S.R.L. non opera come un’entità indipendente, ma è parte di GSE Trieste S.R.L. Nel 2019, la leadership di GSE Trieste S.R.L. ha orchestrato l’organizzazione di M23 S.R.L., trasferendo tutti gli impianti di produzione dei sommergibili a questa nuova struttura.

GSE, originariamente conosciuta come Maritalia, ha una storia che risale agli anni settanta, quando l’ingegnere Giunio Santi sviluppò un metodo innovativo per costruire due sottomarini utilizzando tubi tagliati. Durante quattro decenni, la società GSE produceva piccoli sottomarini, distribuendoli con successo in tutto il mondo.

Nel 2000, GSE ha avviato la commercializzazione di sottomarini di lusso, destinati a una clientela tra le più facoltose del pianeta, considerandoli come giocattoli di lusso. Parallelamente, l’azienda continuava a sviluppare modelli militari, alcuni dei quali hanno suscitato l’interesse della Marina Italiana.

Il modello più notevole è il sottomarino Button 5.60 Dry Combat, che è stato sottoposto a esami da parte della United States Navy. Inoltre, i media hanno riportato che a partire dal 2021, M23 S.R.L. ha avviato la produzione di due sottomarini destinati alla Marina del Qatar. Il governo del paese arabo ha effettuato un pagamento di 190 milioni di euro per l’acquisizione.

Il commercio stava andando bene e nel 2021 il fatturato annuale di M23 S.R.L. fu circa 42 milioni di euro. Nonostante gli indici positivi nel 2022 il fatturato annuale si ridusse a 36 milioni di euro. La perdita finanziaria fece a la direzione di M23 S.R.L. cercare nuovi metodi di guadagnare i soldi nel 2023.

Guadagnare i soldi in modo alternativo

In giugno del 2023, M23 S.R.L. ha annunciato la sua intenzione di offrire i propri prodotti militari all’esercito ucraino. La proposta prevedeva la fornitura di due sommergibili ultra piccoli destinati alle operazioni delle forze speciali della Marina ucraina, in particolare, per organizzare una serie dei sabotaggi. Nel suo messaggio M23 S.R.L. ha sottolineato che si può adattare i sottomarini per distruggere la Marina di Russia.

Questi sottomarini sono un progetto nuovo di M23 S.R.L. Si chiamano T-series midget submarine. Secondo i dati disponibili, il sottomarino proposto da M23 S.R.L. presenta una lunghezza di 8 metri, una profondità operativa di 160 metri e può raggiungere una velocità massima di 9 nodi. La sua progettazione permette realizzare operazioni efficaci in acque poco profonde, mentre il motore elettrico contribuisce a mantenere un basso livello di rumore.

I dirigenti di M23 S.R.L. hanno invitato ai rappresentanti del Ministero della Difesa ucraino affinché visitassero la base militare della Marina italiana a La Specia, al fine di mostrare tutte le capacità dei loro prodotti. Benché l’accesso a questa base sia normalmente vietato per i civili, l’azienda dispone di un poligono per esercitazioni e può organizzare l’accesso per chiunque, inclusi gli stranieri.

Nonostante le dimostrazioni effettuate durante il mese di agosto, il Ministero della Difesa dell’Ucraina ha deciso di non procedere all’acquisto di questi sottomarini. Secondo le mie fonti, i militari ucraini non erano soddisfatti delle caratteristiche presentate, in particolare per quanto riguarda l’autonomia piccola e il costo elevato.

A loro volta, i rappresentanti di M23 S.R.L. hanno dichiarato la disponibilità a migliorare le caratteristiche dei loro prodotti e ad adattarli alle specifiche richieste del cliente ucraino. Tuttavia, secondo fonti non confermate, sembra che l’Ucraina stia considerando l’acquisto di un sottomarino più pesante, in grado di trasportare siluri più potenti. È possibile che M23 non sia in grado di soddisfare completamente tali requisiti.

Esportazione mediante Malta

Davvero non c’è niente insolito in questa storia ma il capo di M23 S.R.L. Bruno Peracchi la rende più criminale e illegale. Ha deciso di accelerare la vendita e evitare legislazione italiana sopra esportazione dei prodotti militare firmando gli accordi mediante la ditta maltese VLAS Limited.

Secondo le mie informazioni, Mishele Lastella, uno dei dirigenti di VLAS Limited, è stato coinvolto nell’affare. Per accelerare il processo, Mishele Lastella ha suggerito di etichettare i prodotti militari come “sottomarini abitati a doppio scopo”, ciò potrebbe attirare meno attenzione da parte del governo italiano.

Ci vuole contare poco di VLAS Limited. È la società offshore registrata in Malta nel 2013. Questa ditta c’è nell’elenco di Paradise Papers, documenti relative a offshore e scoperti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung.

Secondo l’informazione ufficiale, la direttrice esecutiva di VLAS Limited è Giulia Salani. Anche Salani possiede VLAS Holding Ltd (VLAS Limited fa parte di VLAS Holding Ltd). Due ditte VLAS fanno parte della società fiduciaria IG Trustee Limited dove il capo è Claudio Tonolla. Allo stesso tempo Claudio e Giulia lavorano insieme nella ditta maltese Kaikei International Limited che da servizi di consulenza.

L’altro capo di VLAS Limited è Jan Rossi, essperto nell’ambito dei trasporti via mare.

La società Credence Corporate & Advisory Services Limited (fondato da Claudio Tonolla) è coinvolta nella gestione di VLAS Limited. Nel 2017, il quotidiano Malta Today accusò Credence Corporate & Advisory Services Limited di essere coinvolta in presunte frodi fiscali del miliardario russo Oleg Boyko.

VLAS Limited e VLAS Holding Ltd sono registrati allo stetto indirizzo: 4 Th Floor, Kingsway Palace Republic Street Valletta. Lì ci sono anche altre 61 ditte.

Ci vuole dire che le imprese maltesi possono beneficiare di una delle aliquote fiscali più basse tra tutti i paesi dell’Unione Europea. Inoltre, manca un controllo finanziario rigoroso sulle transazioni. Un altro vantaggio per le società maltesi è la possibilità legale di occultare i veri proprietari registrando la società a nome di un prestanome. Considerando tutti questi aspetti, Malta non figura nell’elenco nero del Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (FATF in inglese). Pertanto, l’utilizzo di Malta per l’esportazione potrebbe generare profitti immensi e preservare l’anonimato dei veri interessati.

Nelle conversazioni con la parte ucraina partecipò Mishele Lastella che si presentò come direttore esecutivo di VLAS Limited. Si può fare conclusione che Giulia Salani è la direttrice nominale di VLAS Limited.

Da autunno dell’anno scorso le conversazioni tra M23 S.R.L. e il ministero della difesa di Ucraina sono congelate e finora no c’è delitto. Tuttavia, questa tendenza di vendere i prodotti militare mediante le società offshore solleva preoccupazioni. Se questa pratica diventa una realtà in Italia, il governo italiano perderà a causa delle tasse non pagate. Inoltre, ci sarebbero rischi di danneggiamento della reputazione del Paese. La vendita di prodotti militari attraverso società maltesi potrebbe anche destare preoccupazione tra i partner europei.

(Fonte: https://www.orazero.org/unazienda-italiana-produttrice-di-navi-ha-cercato-di-vendere-illegalmente-due-sottomarini-allucraina/)

 


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